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Editoriale
di Giannella Demuro
- Storia. Parola semanticamente ingombrante, usa ad
abusi e violenze - dalle semplici omissioni a ben più gravi e
collettivi doli, - spesso declinata al passato - concluso, leggibile,
a volte, ma non sempre, anche inoffensivo, - certamente ostica al presente
imprendibile, amorfa, indecifrabile, - ipotetica e irraggiungibile per
quel tempo che, oggi, ancora non è dato conoscere.
Storia. Una scommessa per gli artisti che scelgono di confrontarsi con
essa, accostandosi lungo il sentiero della propria esperienza personale
e utilizzando filtri prospettici atipici e non necessariamente ortodossi.
Una lettura di certo non esaustiva, capace comunque di cogliere il respiro
del tempo, di questo presente così articolato da accogliere in
sé anche passato e futuro.
Storia. Quella di chi è soggiogato dal passato, che non ha scelto
ma che da questo è stato. È la Shoah di Christian Boltanski,
fantasma doloroso che diventa indivisibile compagno di strada, barriera
incancrenita che nega ogni diritto al presente, recuperabile, questo,
solo attraverso l’ossessiva e alienata archiviazione delle “piccole
memorie”.
Storia. Quella di un presente violato dalla guerra, agito con lucidità
e coscienza sociale. E’ la denuncia ferma e pacata di Maja Bajevic,
che legge con sensibilità critica la storia insanguinata della
sua gente, proponendone una lettura partecipe e sofferta volta al recupero
della memoria di un presente scomodo che si carica di valenze universali.
E’ il coinvolgimento attivo di chi non si limita a registrare
la storia, ma vuole esserne parte attiva.
Storia. Di una realtà futuribile, ibridata, donata, manipolata.
La genetica dell’immaginario di Salis & Vitangeli apre nuovi
orizzonti sui prossimi e possibili scenari di una scienza non più
contenuta nell’ambito della pura ricerca scientifica e biotecnologica,
ma evoluta al punto da creare un nuovo modello di pensiero.
Storia. Intima e privata, introiettata nei meandri dell’io, quella
di Giulia Sale. Evocazione di una “piccola memoria” che
racconta il tempo interiore di una microstoria personale, che si scioglie
nei piccoli fatti “insignificanti” di una quotidianità
condivisa.
Storia. Di un breve “viaggio” che accanto alle storie degli
artisti citati racconta ancora altre storie, altri percorsi, d’artista
o espositivi.
Storia. Infine, di una grande “piccola memoria” che la Sardegna
ha perso ma non dimenticato. Marco Magnani, storico e critico d’arte,
colui che - da solo nei primi anni, poi in collaborazione con Giuliana
Altea - ha “fatto” la storia dell’arte contemporanea
in Sardegna a partire dagli anni Ottanta fino ad oggi, ci ha lasciati
questa estate. Ci restano di lui tanti scritti e, soprattutto, la memoria
di una grande passione.
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