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CORSE Art
contemporain
di Anne Alessandri
«Ma non è possibile che
questo sia eternamente lo stesso istante che dimora e sussiste.»
Aristotele
IL TEMPO E IL LUOGO
Il tempo di uno spazio mistico non è il tempo reale. Con lui
l’isola crea uno specifico rapporto. Il presente non è
“isolato”, spesso è percepito come un luogo di protezione
della memoria su tutto. Anacronismo: il passato è, ancora, oggi.
Difficile concepire un presente senza ipoteca e la contemporaneità
come tale quando tutti i tempi coabitano per saldare i fatti che fanno
una storia. Perché l’isola è definita dalla sua
storia come dalle sue frontiere di continente resistente; qui un poco
di terra pensa a fermare l’acqua.
Altra difficoltà, quella di avvicinarsi all’arte nella sua
reale dimensione (al di là del valore degli oggetti), e di comprendere
il rapporto dell’opera con il suo tempo. Dopo l’apprezzamento
delle opere importanti arrivate da altri luoghi e altre epoche Pisa, Genova
e più tardi la collezione Fesch1, dopo l’incontro con la
pittura di cavalletto post-impressionista e post-cezanniana, era abbastanza
complicato, ancora vent’anni fa, far ammettere un’arte in
presa diretta con il suo tempo.
Poi la storia dell’arte in Corsica si è precisata, grazie
a ricerche condotte in un contesto di rivendicazione politico-sociale.
Rivalorizzate, la produzione locale (dal XV al XVI secolo) e la funzione
dell’artista (spesso anonimo) hanno fatto comprendere meglio l’adeguamento
della creazione al suo contesto spazio-temporale. Contemporaneo,
il termine spazia aldilà delle immediate vicinanze. Unisce ad
un campo più largo. Quest’arte che alcuni hanno voluto
confondere o limitare, per ignoranza o strategia, a un modo di fare,
obbliga allo scambio, alla conoscenza di sè e dell’altrove.
LE CIRCOSTANZE
Negli anni ’80, iniziano le commissioni ad artisti e si tengono
alcune manifestazioni specifiche, che significa che un’espressione
chiede di vivere, di essere vista.2
Le Fond Regional d’Art Contemporain3 (FRAC) viene creato nel 1986,
quattro anni dopo quelli del continente. Costituisce una collezione internazionale
considerevole, che comprende e associa gli artisti della Corsica ma che
non sarà accessibile al pubblico dell’isola che nel 1990,
per mancanza di un luogo di diffusione: l’assenza è rivelatrice.
È ancora la precarietà a caratterizzare la situazione dell’arte
contemporanea. Più tollerata che promossa, l’arte contemporanea
deve manifestarsi sul piano dell’esperienza, e per quanto ciò
non sia errato, offre un pretesto per ridurre lo spazio che le si concede,
sempre minacciato, mai definito. Eppure esiste. Dal 1992 e più
ancora dal 1996, la Collezione del FRAC si apre al pubblico, gli artisti
espongono, hanno luogo scambi, si comincia a produrre pubblicazioni.
Perdurano le difficoltà fondamentali: nel 1999 Christophe Domino
in occasione di Atlante4 scrive che «l’idea di un lavoro di
impianto istituzionale deve ancora svilupparsi, mentre, probabilmente,
i mezzi principali già ci sono».
Il 6 novembre 2001 un incendio devasta i depositi del FRAC a Corte, i
due terzi della collezione sono distrutti. Questo disastro senza precedenti
crea un sussulto delle istituzioni e del pubblico: la collezione deve
essere ricostituita e portata avanti. Il progetto prende corpo da un luogo
di conservazione adattato. L’istituzione ha bisogno di nuove disponibilità
per sostenere gli artisti.
La catastrofe del FRAC è servita a prendere coscienza dell’indispensabile
presenza della creatività contemporanea. Fa l’attualità.
Niente tocca di più la popolazione e la politica che il racconto
della propria storia.
In tutto ciò la stampa locale gioca un ruolo importante. La crisi,
il dramma sono le circostanze in cui la società corsa “dimostrativa”,
“espressionista”, per riprendere le parole di Nicolas Giudici,
si riconosce. Se bisogna guardarsi dalle dichiarazioni troppo attese che
riproducono un triste folclore, non si può impedire di pensare
che questa distruzione violenta di un bene regionale, ha forse rafforzato
il significato della creatività contemporanea obbligata così
alla resistenza e in ciò, questa volta, chiaramente incoraggiata.
Ma la situazione del FRAC corre sempre il pericolo di venire dimenticata,
dato che il progetto non è ancora partito e non si prevedono cambiamenti
al fine di un maggiore radicamento.
La Corsica conta 270.000 abitanti, 30 per km2. Il carattere aleatorio
del circuito di diffusione sul territorio, l’assenza di mercato
e la mancanza di formazione per gli artisti frenano l’espressione
artistica contemporanea.
Attualmente non ci sono gallerie specializzate né legami commerciali
con il continente e il Dipartimento Arti dell’Università
della Corsica forma soprattutto docenti di arti applicate.5
Questi impedimenti sono, in parte, effetti di una cultura che non è
organizzata intorno a metropoli urbane (52.000 abitanti ad Ajaccio e 40.000
a Bastia). In Corsica, tutti gli ambiti creativi conoscono queste restrizioni.
Le cose evolvono progressivamente. Da un lato perché le istituzioni
locali mettono in atto una politica di sostegno alla creazione che prende
forme precise (borse, residenze, realizzazioni di ateliers, scambi) e,
dall’altro, perché la popolazione giovane risiede sempre
più sull’isola. Abituata ai nuovi mezzi di comunicazione
e di lavoro, provoca dei funzionamenti più vivi e aperti.
Ma il fatto che, più di tutti, dovrebbe essere determinante per
l’orientamento culturale in Corsica è l’attuale evoluzione
politica dell’isola: la decentralizzazione. Questa storia in cammino
è nata dalla necessità di agire sul corso delle cose, di
considerare il presente. Ed ecco che il presente, concentrando tutti gli
interessi, si mostra quale è, il principale luogo di tutto, un’era
di invenzione.
Un paese che prende la sue decisioni non è più contratto
dalla paura di perdere i suoi punti di riferimento e può capire
meglio l’assoluta necessità d’essere percorso dall’energia
della creatività. Molti artisti hanno certamente anticipato questa
necessità, in più l’hanno addirittura preparata con
gesti liberi, discreti o spettacolari che non attingono alle fonti della
tradizione.
QUI E ORA
Quando per l’arte in Corsica il luogo e il tempo sono (ri)diventati
le circostanze
della Presenza, questa si è manifestata, in principio,
su una natura non più modello ma materia per fare con essa in modo
letterale e concreto: – fare un quadro infinitamente mobile di immagini
rovesciate dalla schiuma, piano fisso di un bordo di spiaggia sul punto
di congiunzione degli elementi che fanno l’isola (1991-1992), Ange
Leccia; – tracciare un cerchio di 100 metri di diametro sulla spiaggia
di Nonza per fare segnali alle stelle (1991), Toussaint Dominici; –
progettare di raddrizzare gli alberi piegati dal vento (1994) e valutare
la quantità di montagna asportata dallo scavo di una cava (1994-1995),
Elie Cristiani; – arare un campo di grano su un altopiano come per
disegnare e contemporaneamente scolpire il paesaggio (1995), Jean-Laurent
Albertini; – registrare le totalità del territorio lambito
dal mare (2002), Akenaton. Gli
artisti si appropriano del ritmo, degli accidenti o delle trasformazioni
della natura. Cambiano radicalmente l’idea ricevuta, dopo Mérimée,
di una relazione romantica dell’essere con il suo ambiente che,
in fondo, trasformava il soggetto in prodotto, il determinante in risultato.
Questo nuovo approccio al reale è l’espressione di una libertà
conquistata in rapporto al peso della storia: quella del luogo e quella
dell’arte.
C’è, quindi, un’altra nozione che, di fatto, si trova
modificata: quella di territorio. Lo sguardo e i gesti degli artisti hanno
legato il qui con l’altrove. Con il loro sapere e il loro fare,
hanno inventato un altro rapporto con il mondo a partire dal loro luogo
di vita e di lavoro, un rapporto che è fatto di vissuto qui e di
conosciuto altrove, di ogni esperienza possibile, sensibile, provata o
virtuale.
Per tutto ciò che è indizio di modalità esplorativa
Caroline Belardy figura come pioniera. Ha inventato tracce geografiche
(Ajaccio - Calvi par la place Rouge, 1997) e itinerari (Marcher
sous l’eau, parallèlement au rivage et réliée,
2002) che convocavano allo stesso tempo il reale e l’immaginario
di cui lei, l’artista, era la traduttrice e l’interprete.
Pierre
Filippi crea traiettorie labirintiche con mezzi minimi (strisce di scotch
al suolo, tessuti tesi). Dispone una sorta di demarcazione leggera degli
spazi che provoca la perdita dell’orientamento (Ariane et Pénélope,
2001)
Esiste anche una reinterpretazione, una riutilizzazione dei segni che
si può ricondurre (con le debite distanze) alla ricerca esistenziale
delle origini di una società in divenire: citazioni, trasgressioni.
Dominique Degli Esposti perverte volentieri gli affascinanti ricordi di
infanzia o degli incontri sentimentali che hanno per sfondo la vecchia
casa tradizionale.
Antoine Giacomoni mette in un abisso la presenza dei suoi ritratti. Stregati
dal loro riflesso, emanano il mistero di un’apparizione che è
come il suo contrario. Jean-José Albertini incide profondamente
delle parole-segni su ciottoli raccolti nel letto dei fiumi, e poi li
getta di nuovo nell’acqua. La sua attività segreta lascia
dei riferimenti improbabili e problematiche. Le tracce e le interferenze
delle piste, scritture e le raschiature, sono molto presenti nella pittura
di Jean-Paul Pancrazi a partire dal 1987.
Da qualche tempo, assai recente, gli artisti si esprimono con sempre più
libertà e distanza critica dalle questioni sociali, che corrispondono
alla particolarità dell’isola ma anche a fenomeni più
generali.
Questa posizione dell’artista che non esita ad infrangere tabù,
a denunciare o trasformare in derisione dei comportamenti che si potevano
credere accettati, fa di lui un attore più operativo della trasformazione
della società. Questa evolve attualmente da un modo di referenze
a quello della creazione. Il nuovo statuto della Corsica disegna così
il suo destino. Non è un caso che il video, mezzo recentissimo
e rapido, sia il mezzo privilegiato dagli artisti per le loro nuove proposte.
Con Men here (2002), Elie Cristiani gioca con l’eredità
archeologica santo-sacrale. Jean-Cloude
Joulian (L’enfant rot, 2002) realizza un parodistico documentario
etnologico su un assurdo personaggio messianico. Laetita Carlotti ausculta
la natura nei luoghi di incidenti stradali e compone un curioso erbario
di piante che vi trova. La donna oggetto e soggetto è
al centro del lavoro di Agnès Accorsi. L’artista esaspera
i clichés machisti per denunciarli. Crea un personaggio femminile
trionfante sugli oltraggi derivanti dalla realtà e dal mito moderno,
dominatore di fantasmi.
Gaël Peltier produce film che fondano sull’esperienza del proibito
e della minaccia di violenza. Le sue sequenze, spesso brevi, corrispondono
a interfasi o istanti di trasformazione (Devoilée, 2002).
Si riconoscono le sue citazioni da film noir (Melville
prima di tutti) nel rigore delle sue composizioni e la qualità
delle proposte con uno scartamento che non esclude l’ironia. La
minaccia planante, che gioca sull’incertezza azione-finzione, è
ovunque: dal paesaggio urbano dove interviene, alla macchia mediterranea
che percorre, nella natura del mondo come in quella dell’artista.
Esiste oggi, in Corsica, un’energia che si manifesta e che agisce
sul contesto e sullo sviluppo dei mezzi dati all’arte. Questa è
fatta di tutti gli scambi che intrattiene ogni artista e gli artisti tra
loro e di tutte le aspettative dei giovani sempre più in contatto
con dei creatori.
Il
FRAC ha creato con i luoghi di diffusione artistica come il Museo Fesch,
la Cinémathèque della Corsica e i centri culturali, una
rete che, in relazione con l’Università, ha allargato il
pubblico dell’arte contemporanea. Esiste anche, sulla rete nazionale
e europea, un’attenzione più sollecita nei confronti della
creazione in Corsica. Tutto sembra dover prendere una forma più
evidente e tutto dipende dalle scelte di futuro che l’isola prenderà
per se stessa.
note
1. La collezione Fesch è un importante insieme rappresentativo
della pittura italiana dal Trecento al Settecento, legata alla Corsica
dal Cardinale Fesch, zio di Napoleone I. Quasi un migliaio di queste opere
oggi sono conservate al Museo Fesch di Ajaccio.
2. Artisti come Toussaint Dominici, Jean-Paul Pancrazi, Pierre Filippi,
Elie Cristiani, Jean Paul Marcheschi, Alexandre Perigot creano i loro
progetti. Ange Leccia, Premio Roma nel 1983 ha aperto la via. È
il primo artista corso che cita le sue origini, che conosce una carriera
professionale internazionale. Il Museo di Bastia presenta un’esposizione
nel 1989 che lascia un ricordo preciso: l’impressione di aver avuto
lo stesso ritmo degli altri posti.
3. I FRAC formano una rete nazionale (22 in totale). Sono stati creati
per iniziativa del Ministero di Jack Lang nel 1982 con l’incarico
di costituire collezioni internazionali d’arte contemporanea in
ogni regione e di organizzarne la diffusione. I FRAC(s), finanziati dai
Consigli Regionali e dallo Stato, costituiscono un importante dispositivo
in Francia per sostenere la creazione e il mercato dell’arte.
4. Mostra inaugurale del MACS a Sassari, alla quale il FRAC è stato
invitato a partecipare dai commissari Giuliana Altea, Marco Magnani e
Giancarlo Politi.
5. Malgrado ciò, grazie a dei professori, dei giovani artisti vi
hanno trovato gli incoraggiamenti per fare delle scelte.
6. Agnes Accorsi e Laetitia Carlotti hanno fatto parte del gruppo di giovani
artisti riuniti da Ange Leccia per un workshop organizzato da lui stesso
e Jean Luc Vilmouth a Marsiglia nel maggio 2001. Questa operazione era
il risultato di un partenariato tra il Pavillon du Palais di Tokyo a Parigi,
la Collettività Territoriale della Corsica e il FRAC.
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