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di
Aurora Fonda
La Slovenia è
un paese piccolo, con meno di due milioni di abitanti. La capitale,
Lubiana, per esempio, non supera nemmeno i 300.000 abitanti, ma
ciò nonostante l’arte contemporanea sembra
fiorire in maniera esponenziale. Infatti, non esiste una manifestazione
internazionale che non includa qualche nome che proviene da questo
piccolo paese, da Manifesta a Documenta fino alla Biennale
di Venezia, per non parlare delle varie mostre a tema che spesso
invitano gli sloveni a partecipare. Dunque, si tratta di una terra
ricca di stimoli, se non altro per la sua posizione geografica e
per la sua recente storia politico/economica, tutti elementi che
hanno avuto un influsso decisivo sul modo di pensare della gente.
Infatti, la Slovenia si è resa indipendente dalla Jugoslavia
nel 1991, da quel momento è diventata uno stato autonomo
che lentamente ha iniziato la trasformazione sia del sistema politico,
che precedentemente era dominato da un unico partito e soprattutto
di quello economico caratterizzato dall’assenza di una politica
di mercato.
Ad
oltre dieci anni dalla secessione, la Slovenia è ora una
delle prime nazioni che sta per entrare nella Comunità Europea,
il che vuol dire che la strada percorsa è stata parecchia.
Come ha influito questo aspetto sulle arti?
Un influsso effettivo c’è stato. Infatti, in Slovenia
a partire dagli anni Ottanta, ancora prima della richiesta dell’autonomia,
erano nati dei gruppi di artisti che ironizzavano sul vigente sistema
socialista, con ciò mi riferisco ai componenti della Neue
Slovenische Kunst, che comprendeva compagnie teatrali, il mitico
gruppo musicale dei Laibach, nonché per quanto concerne
l’arte figurativa i famosi Irwin, i quali con il
cambiamento del sistema erano persino riusciti a fare dell’ironia
sul nuovo ordinamento, aprendo a loro volta delle ambasciate della
NSK in tutto il Mondo, introducendo il concetto di stato
nello stato. Ma non si trattava di gesti fini a se stessi, l’opera
degli Irwin e della NSK, in genere, ha sempre
cercato di intravedere le discrepanze, i paradossi che
l’uscente sistema lasciava, e che il nuovo (sistema occidentale)
ci stava proponendo. Forti del fatto di provenire da esperienze
diverse, gli artisti ed i teorici della NSK sono stati
capaci, proprio dal confronto, di discernere le manipolazioni e
le contraddizioni dei due sistemi politici. In questo contesto dobbiamo
nominare l’opera di Marina Grzinic che ha scritto degli interessanti
testi a riguardo, mentre assieme ad Ajna Smid ha realizzato un’ampia
serie di video che sviscerano proprio questi soggetti.
Questa
breve premessa è stata necessaria per poter comprendere meglio
l’humus che ha poi dato i natali a tutta una serie di situazioni
ed operazioni che cercheremo di analizzare. Prima di passare ai
nomi delle nuove generazioni di artisti operanti in Slovenia, vorrei
consigliare anche la lettura di Slavoj Zizek, teorico sloveno che
approfondisce in maniera eccezionale questi temi, e che Marco Senaldi
ha tradotto in italiano.
La scena artistica slovena è caratterizzata da numerose istituzioni
che operano nel settore del contemporaneo e sono, per la maggior
parte, finanziate dal Ministero della Cultura e da sponsor privati,
visto che per il momento il mercato dell’arte in Slovenia
non ha ancora preso piede, come d’altronde nella maggior parte
dei paesi dell’ex blocco comunista. Ad ogni modo, questo aspetto
presenta i suoi lati positivi, visto che si privilegia la realizzazione
di progetti, anziché pensare continuamente a quale opera
sia più o meno vendibile. Partendo da Lubiana, ci troviamo
davanti ad una rosa di gallerie importanti, a cominciare proprio
dalla Galleria d’Arte Moderna, che da anni sotto la guida
di Zdenka Badovinac coadiuvata da Igor Zabel, presenta un programma
di carattere internazionale, e che ha visto nei suoi spazi susseguirsi
critici, artisti, provenienti da tutte le parti del mondo, in operazioni
espositive diventate quasi storiche, basti pensare alla mostra curata
da Carlos Basualdo Worthless che mette il dito proprio
nella piaga del concetto di valore dell’opera d’arte.
La tematica è stata ampiamente discussa nel corso di un convegno
che ha visto la partecipazione di relatori del calibro di Okwui
Enwezor, dando vita ad un vivace dibattito.
Ma parlando proprio del concetto di valore, allora dobbiamo menzionare
un primo artista, si tratta di Tadej Pogacar, direttore del P.A.R.A.S.I.T.E.
Museum, una specie di istituzione virtuale che si installa come
un parassita in strutture museali preesistenti, e prende in esame
tutti coloro che rappresentano o che producono un'economia parallela
al cosiddetto sistema politically correct. Dunque, Pogacar
lavora essenzialmente con vagabondi, senzatetto, prostitute (come
peraltro ha fatto alla Biennale di Venezia del 2001) e con i suoi
progetti si pone assieme a loro al di fuori dei circuiti privilegiati
attirando l’attenzione proprio su questo folto sottobosco
di attività che danno vita ad un’intensa economia regolata
da leggi proprie e che vive allegramente dentro/fuori la nostra
società.
Sempre a Lubiana troviamo il Centro Internazionale della Grafica
che ogni due anni organizza una Biennale rinomata in tutto
il mondo. Nonostante questo centro fosse affetto dai primi acciacchi
dovuti alla vecchiaia, la recente nomina di direttore di Lilijana
Stepacic (ex Fondazione Soros), ha portato una boccata di aria fresca,
come testimonia il vivace fermento di questi ultimi tre anni. Se
queste sono le cosiddette grandi istituzioni di Lubiana, tra le
quali non dobbiamo dimenticare la galleria Civica, che anch’essa
porta avanti un programma di scambi internazionale e di promozione
di giovani autori, accanto a questi troviamo un substrato di gallerie
più piccole, ma altrettanto importanti. Per esempio, la Galleria
Kapelica K4, gestita da Jurij Krpan, luogo di sperimentazione per
eccellenza, dove è possibile trovare opere che si avvalgono
del supporto di tecnologie sofisticate, sperimentazioni estreme
sul corpo, concerti di musica coniugati a forme di espressione artistica.
Per quanto riguarda invece le nuove tecnologie, allora non dobbiamo
dimenticare Ljudmila (www.ljudmila.org), il laboratorio diventato
famoso in tutto il mondo per la promozione delle arti elettroniche
e per il sito dove è possibile trovare informazioni di vario
genere sulla scena artistica slovena. Il laboratorio è stato
inizialmente creato da due artisti, Marko Peljhan e Vuk Cosic.
Il primo è diventato famoso per la sua partecipazione a Documenta
X con il progetto Makrolab, un laboratorio mobile,
il quale, a seconda del luogo in cui si trova, realizza una serie
di analisi del territorio monitorando le intercettazioni telefoniche,
cambiamenti climatici, migrazioni degli uccelli, per vedere come
questi fattori influiscano sull’ecosistema. Il progetto durerà
per dieci anni, e dopo varie tappe, Makrolab approderà
nel 2007 sull’Antartico dove diventerà una postazione
fissa. Si tratta di un’interazione tra arte e scienza che
vede degli ulteriori sbocchi integrando anche la musica in progetti
che Marko Peljhan realizza assieme a Tomaz Sustar e Aljosa Abrahamsberg.
Vuk Cosic, invece, è stato uno dei pionieri della Net
Art, assieme ad un gruppo di artisti, ha creato una comunità
che opera essenzialmente sulle pagine web e che solo recentemente
sta incominciando a riscuotere un certo interesse da parte del pubblico.
Si tratta per lo più di opere interattive, immagini che si
mettono in moto grazie all’intervento del fruitore.
Proseguendo in questo nostro percorso, arriviamo alla Galleria Skuc,
uno spazio anch’esso dedicato ai giovani ed in particolare
alle generazioni di artisti emergenti. La politica di Gregor Podnar
è di creare una rete continua di scambi con diverse istituzioni
straniere in maniera da poter promuovere anche gli autori nazionali
all’estero e viceversa. Una metodologia che sta portando degli
ottimi frutti.
Come si può facilmente intuire, a Lubiana si concentra la
maggior parte degli artisti, i quali generalmente concludono i propri
studi presso l’Accademia di Belle Arti e poi cercano di seguire
dei corsi all’estero. Ma oltre a Lubiana, particolarmente
attiva è anche la città di Maribor al confine con
l’Austria, dove oltre alla Galleria d’arte che porta
avanti una politica tra lo storico ed il contemporaneo, esiste da
alcuni anni un centro che si occupa essenzialmente dei giovani artisti
denominato Kibla. Invece per quanto riguarda la costa, a Capodistria
e a Pirano operano le Gallerie Costiere che nei loro tre spazi alternano
mostre di carattere storico proponendo artisti del ventesimo secolo
e mostre di artisti emergenti.
Ma
ora cerchiamo di vedere chi sono queste figure dell’arte slovena.
Abbiamo già citato Peljhan, Pogacar e Cosic, ma non possiamo
assolutamente dimenticarci di Apolonija Sustarsic, artista che vive
tra Amsterdam e Lubiana e che abbiamo avuto modo di conoscere
sia a Manifesta a Rotterdam che all’ultima Biennale
di Berlino. Le sue opere sono per lo più delle installazioni
che prendono in esame aspetti del sociale, mutazioni, trasformazioni
del mondo che ci circonda. Un altro artista che sta riscuotendo
un enorme successo in Slovenia, e che è stato anche invitato
all’ultima edizione di Manifesta a Francoforte, è
un italiano, diventato ormai a tutti gli effetti cittadino sloveno.
Si tratta di Davide Grassi, il quale, assieme a Igor Stromajer,
ha ideato il progetto Problem Market, o meglio la borsa
dei problemi. Chiunque lo desideri può connettersi al suo
sito web e inserire all’interno delle quotazioni della borsa
il proprio problema. Questo progetto è stato ampiamente divulgato
dai mezzi di comunicazione slovena, a partire dalla televisione
di stato, radio e giornali che regolarmente hanno pubblicato i bollettini
di questa borsa dei problemi come se fosse una borsa economica.
Questa è una cosa che non potrà mai accadere in Italia,
infatti le televisioni e le radio di stato non daranno mai uno spazio
all’arte (gratuitamente) e tanto meno quelle private. Effettivamente
i mezzi di comunicazione in Slovenia sembrano meno lobbizzati
rispetto a quelli degli altri paesi, infatti proprio i media sono
spesso la sede di dibattiti tra critici ed artisti che esprimono
le loro opinioni, perplessità, nonché le proprie critiche
verso eventi che trovano più o meno significativi. In Slovenia
la stampa viene ancora temuta, al contrario dell’Italia dove
risulta estremamente difficile riuscire a trovare delle persone
che esprimano dei giudizi che siano al di fuori del “sistema
vigente”. Anche la produzione video viene spesso realizzata
dalla televisione di stato, che mette a disposizione le proprie
tecnologie. In questo modo hanno visto la luce le opere video di
Natasa Prosenc, che si esprime attraverso narrazioni poetiche, utilizzando
principalmente il video e le video installazioni.
Facendo
ancora un riferimento all’edizione di Manifesta di
questo anno, segnaliamo la presenza di un altro artista sloveno,
Tobias Putrih, che crea delle divertenti ed ironiche opere di carattere
concettuale, in particolare installazioni. Putrih fa parte della
generazione degli under trenta come d’altronde anche Saso
Vrabic il quale realizza dei video che ripropongono immagini girate
in luoghi urbani e che lui rielabora al computer ottenendo quell’affascinante
effetto pixel che avvolge il suo lavoro con un’aura di artificialità;
queste opere in certi casi sono anche interattive. Recentemente,
invece, ha prodotto delle immagini particolarmente espressive che
sono state collocate su giganteschi cartelloni pubblicitari lungo
le autostrade della Slovenia. Anche Damjan Tomazin e Bojan Krnc
si esprimono attraverso il video, facendo uso per lo più
di immagini create al computer. Mentre,
Damjan Kracina è un altro autore che fa uso del video, anche
se questo viene utilizzato per documentare le sue saltuarie rappresentazioni
scultoree, dico saltuarie, visto che l’artista ogni cinque
anni ha l’abitudine di fare un calco della sua immagine e
questa “statua/sosia” viene poi collocata nelle situazioni
più impensabili. E per concludere con il video, citiamo ancora
il lavoro di Anja Medved, la quale crea dei suggestivi ambienti,
dove il sonoro assume un valore altrettanto importante delle immagini.
Vorrei citare ancora tre figure femminili nell’ambito dell’arte
slovena, una appartenente alla schiera dei più giovani, Lilijana
Praprotnik che si esprime con il mezzo pittorico realizzando delle
vignette a fumetti particolarmente ironiche. Un richiamo al fumetto
lo rintracciamo anche nell’opera di Petra Varl, che ritrae
delle figure ponendo in rilievo essenzialmente alcuni tratti in
modo che ognuno di noi si possa ritrovare. E per ultimo vorrei citare
il lavoro di Marjetica Potrc, un’artista dalla ormai ventennale
carriera, che realizza delle opere che tendono ad avere come coefficiente
principale l’architettura, sia per quanto concerne le sue
installazioni, che per quanto riguarda le sue ricerche documentate
da fotografie. Vincitrice, tra l’altro, del prestigioso premio
Hugo Boss.
In sintesi questa è una panoramica veloce dell’arte
contemporanea slovena, dove purtroppo alcuni artisti sono stati
dimenticati; credo però che nell’insieme traspaia quell’atmosfera
di fermento che si respira in questa piccola nazione, dove gli eventi
artistici, oltre ad essere dei momenti culturali, rappresentano
ancora delle occasioni di incontro, di scambio e di divertimento…
Aurora Fonda è un curatore indipendente
che vive tra Venezia e la Slovenia.
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