Arte contemporanea e cultura in Sardegna e nel Mediterraneo

Ziqqurat n°7
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Lilijana Praprotnik, Senza titolo, 2001, olio su teladi Aurora Fonda

La Slovenia è un paese piccolo, con meno di due milioni di abitanti. La capitale, Lubiana, per esempio, non supera nemmeno i 300.000 abitanti, ma ciò nonostante l’arte contemporanea sembra fiorire in maniera esponenziale. Infatti, non esiste una manifestazione internazionale che non includa qualche nome che proviene da questo piccolo paese, da Manifesta a Documenta fino alla Biennale di Venezia, per non parlare delle varie mostre a tema che spesso invitano gli sloveni a partecipare. Dunque, si tratta di una terra ricca di stimoli, se non altro per la sua posizione geografica e per la sua recente storia politico/economica, tutti elementi che hanno avuto un influsso decisivo sul modo di pensare della gente. Infatti, la Slovenia si è resa indipendente dalla Jugoslavia nel 1991, da quel momento è diventata uno stato autonomo che lentamente ha iniziato la trasformazione sia del sistema politico, che precedentemente era dominato da un unico partito e soprattutto di quello economico caratterizzato dall’assenza di una politica di mercato.
Tadej Pogacar, Project Code-red, 2001, installazioneAd oltre dieci anni dalla secessione, la Slovenia è ora una delle prime nazioni che sta per entrare nella Comunità Europea, il che vuol dire che la strada percorsa è stata parecchia. Come ha influito questo aspetto sulle arti?
Un influsso effettivo c’è stato. Infatti, in Slovenia a partire dagli anni Ottanta, ancora prima della richiesta dell’autonomia, erano nati dei gruppi di artisti che ironizzavano sul vigente sistema socialista, con ciò mi riferisco ai componenti della Neue Slovenische Kunst, che comprendeva compagnie teatrali, il mitico gruppo musicale dei Laibach, nonché per quanto concerne l’arte figurativa i famosi Irwin, i quali con il cambiamento del sistema erano persino riusciti a fare dell’ironia sul nuovo ordinamento, aprendo a loro volta delle ambasciate della NSK in tutto il Mondo, introducendo il concetto di stato nello stato. Ma non si trattava di gesti fini a se stessi, l’opera degli Irwin e della NSK, in genere, ha sempre cercato di intravedere le discrepanze, i paradossi che l’uscente sistema lasciava, e che il nuovo (sistema occidentale) ci stava proponendo. Forti del fatto di provenire da esperienze diverse, gli artisti ed i teorici della NSK sono stati capaci, proprio dal confronto, di discernere le manipolazioni e le contraddizioni dei due sistemi politici. In questo contesto dobbiamo nominare l’opera di Marina Grzinic che ha scritto degli interessanti testi a riguardo, mentre assieme ad Ajna Smid ha realizzato un’ampia serie di video che sviscerano proprio questi soggetti.

Marco A. Kovacic, Plastos, 1999, performance (particolare)Questa breve premessa è stata necessaria per poter comprendere meglio l’humus che ha poi dato i natali a tutta una serie di situazioni ed operazioni che cercheremo di analizzare. Prima di passare ai nomi delle nuove generazioni di artisti operanti in Slovenia, vorrei consigliare anche la lettura di Slavoj Zizek, teorico sloveno che approfondisce in maniera eccezionale questi temi, e che Marco Senaldi ha tradotto in italiano.
La scena artistica slovena è caratterizzata da numerose istituzioni che operano nel settore del contemporaneo e sono, per la maggior parte, finanziate dal Ministero della Cultura e da sponsor privati, visto che per il momento il mercato dell’arte in Slovenia non ha ancora preso piede, come d’altronde nella maggior parte dei paesi dell’ex blocco comunista. Ad ogni modo, questo aspetto presenta i suoi lati positivi, visto che si privilegia la realizzazione di progetti, anziché pensare continuamente a quale opera sia più o meno vendibile. Partendo da Lubiana, ci troviamo davanti ad una rosa di gallerie importanti, a cominciare proprio dalla Galleria d’Arte Moderna, che da anni sotto la guida di Zdenka Badovinac coadiuvata da Igor Zabel, presenta un programma di carattere internazionale, e che ha visto nei suoi spazi susseguirsi critici, artisti, provenienti da tutte le parti del mondo, in operazioni espositive diventate quasi storiche, basti pensare alla mostra curata da Carlos Basualdo Worthless che mette il dito proprio nella piaga del concetto di valore dell’opera d’arte. La tematica è stata ampiamente discussa nel corso di un convegno che ha visto la partecipazione di relatori del calibro di Okwui Enwezor, dando vita ad un vivace dibattito.
Ma parlando proprio del concetto di valore, allora dobbiamo menzionare un primo artista, si tratta di Tadej Pogacar, direttore del P.A.R.A.S.I.T.E. Museum, una specie di istituzione virtuale che si installa come un parassita in strutture museali preesistenti, e prende in esame tutti coloro che rappresentano o che producono un'economia parallela al cosiddetto sistema politically correct. Dunque, Pogacar lavora essenzialmente con vagabondi, senzatetto, prostitute (come peraltro ha fatto alla Biennale di Venezia del 2001) e con i suoi progetti si pone assieme a loro al di fuori dei circuiti privilegiati attirando l’attenzione proprio su questo folto sottobosco di attività che danno vita ad un’intensa economia regolata da leggi proprie e che vive allegramente dentro/fuori la nostra società.
Matej Andraz Vogrincic, La casa vestita, 1999, installazione Sempre a Lubiana troviamo il Centro Internazionale della Grafica che ogni due anni organizza una Biennale rinomata in tutto il mondo. Nonostante questo centro fosse affetto dai primi acciacchi dovuti alla vecchiaia, la recente nomina di direttore di Lilijana Stepacic (ex Fondazione Soros), ha portato una boccata di aria fresca, come testimonia il vivace fermento di questi ultimi tre anni. Se queste sono le cosiddette grandi istituzioni di Lubiana, tra le quali non dobbiamo dimenticare la galleria Civica, che anch’essa porta avanti un programma di scambi internazionale e di promozione di giovani autori, accanto a questi troviamo un substrato di gallerie più piccole, ma altrettanto importanti. Per esempio, la Galleria Kapelica K4, gestita da Jurij Krpan, luogo di sperimentazione per eccellenza, dove è possibile trovare opere che si avvalgono del supporto di tecnologie sofisticate, sperimentazioni estreme sul corpo, concerti di musica coniugati a forme di espressione artistica.
Per quanto riguarda invece le nuove tecnologie, allora non dobbiamo dimenticare Ljudmila (www.ljudmila.org), il laboratorio diventato famoso in tutto il mondo per la promozione delle arti elettroniche e per il sito dove è possibile trovare informazioni di vario genere sulla scena artistica slovena. Il laboratorio è stato inizialmente creato da due artisti, Marko Peljhan e Vuk Cosic.
Il primo è diventato famoso per la sua partecipazione a Documenta X con il progetto Makrolab, un laboratorio mobile, il quale, a seconda del luogo in cui si trova, realizza una serie di analisi del territorio monitorando le intercettazioni telefoniche, cambiamenti climatici, migrazioni degli uccelli, per vedere come questi fattori influiscano sull’ecosistema. Il progetto durerà per dieci anni, e dopo varie tappe, Makrolab approderà nel 2007 sull’Antartico dove diventerà una postazione fissa. Si tratta di un’interazione tra arte e scienza che vede degli ulteriori sbocchi integrando anche la musica in progetti che Marko Peljhan realizza assieme a Tomaz Sustar e Aljosa Abrahamsberg.

Vuk Cosic, History of Art for Airports (Cézanne, Duchamp, Malevic, St. Sebastien, Warhol), 1997, pittogrammi per pagina Web Vuk Cosic, History of Art for Airports (Cézanne, Duchamp, Malevic, St. Sebastien, Warhol), 1997, pittogrammi per pagina Web Vuk Cosic, History of Art for Airports (Cézanne, Duchamp, Malevic, St. Sebastien, Warhol), 1997, pittogrammi per pagina Web Vuk Cosic, History of Art for Airports (Cézanne, Duchamp, Malevic, St. Sebastien, Warhol), 1997, pittogrammi per pagina Web Vuk Cosic, History of Art for Airports (Cézanne, Duchamp, Malevic, St. Sebastien, Warhol), 1997, pittogrammi per pagina Web


Vuk Cosic, invece, è stato uno dei pionieri della Net Art, assieme ad un gruppo di artisti, ha creato una comunità che opera essenzialmente sulle pagine web e che solo recentemente sta incominciando a riscuotere un certo interesse da parte del pubblico. Si tratta per lo più di opere interattive, immagini che si mettono in moto grazie all’intervento del fruitore.
Proseguendo in questo nostro percorso, arriviamo alla Galleria Skuc, uno spazio anch’esso dedicato ai giovani ed in particolare alle generazioni di artisti emergenti. La politica di Gregor Podnar è di creare una rete continua di scambi con diverse istituzioni straniere in maniera da poter promuovere anche gli autori nazionali all’estero e viceversa. Una metodologia che sta portando degli ottimi frutti.
Come si può facilmente intuire, a Lubiana si concentra la maggior parte degli artisti, i quali generalmente concludono i propri studi presso l’Accademia di Belle Arti e poi cercano di seguire dei corsi all’estero. Ma oltre a Lubiana, particolarmente attiva è anche la città di Maribor al confine con l’Austria, dove oltre alla Galleria d’arte che porta avanti una politica tra lo storico ed il contemporaneo, esiste da alcuni anni un centro che si occupa essenzialmente dei giovani artisti denominato Kibla. Invece per quanto riguarda la costa, a Capodistria e a Pirano operano le Gallerie Costiere che nei loro tre spazi alternano mostre di carattere storico proponendo artisti del ventesimo secolo e mostre di artisti emergenti.
Marina Grznic e Ajna Smid, Campo, 2001, videoMa ora cerchiamo di vedere chi sono queste figure dell’arte slovena. Abbiamo già citato Peljhan, Pogacar e Cosic, ma non possiamo assolutamente dimenticarci di Apolonija Sustarsic, artista che vive tra Amsterdam e Lubiana e che abbiamo avuto modo di conoscere sia a Manifesta a Rotterdam che all’ultima Biennale di Berlino. Le sue opere sono per lo più delle installazioni che prendono in esame aspetti del sociale, mutazioni, trasformazioni del mondo che ci circonda. Un altro artista che sta riscuotendo un enorme successo in Slovenia, e che è stato anche invitato all’ultima edizione di Manifesta a Francoforte, è un italiano, diventato ormai a tutti gli effetti cittadino sloveno. Si tratta di Davide Grassi, il quale, assieme a Igor Stromajer, ha ideato il progetto Problem Market, o meglio la borsa dei problemi. Chiunque lo desideri può connettersi al suo sito web e inserire all’interno delle quotazioni della borsa il proprio problema. Questo progetto è stato ampiamente divulgato dai mezzi di comunicazione slovena, a partire dalla televisione di stato, radio e giornali che regolarmente hanno pubblicato i bollettini di questa borsa dei problemi come se fosse una borsa economica. Questa è una cosa che non potrà mai accadere in Italia, infatti le televisioni e le radio di stato non daranno mai uno spazio all’arte (gratuitamente) e tanto meno quelle private. Effettivamente i mezzi di comunicazione in Slovenia sembrano meno lobbizzati rispetto a quelli degli altri paesi, infatti proprio i media sono spesso la sede di dibattiti tra critici ed artisti che esprimono le loro opinioni, perplessità, nonché le proprie critiche verso eventi che trovano più o meno significativi. In Slovenia la stampa viene ancora temuta, al contrario dell’Italia dove risulta estremamente difficile riuscire a trovare delle persone che esprimano dei giudizi che siano al di fuori del “sistema vigente”. Anche la produzione video viene spesso realizzata dalla televisione di stato, che mette a disposizione le proprie tecnologie. In questo modo hanno visto la luce le opere video di Natasa Prosenc, che si esprime attraverso narrazioni poetiche, utilizzando principalmente il video e le video installazioni.
Tobias Putrih, You didn’t come here for hunting, did you?, 1997, installazione, dimensioni ambienteFacendo ancora un riferimento all’edizione di Manifesta di questo anno, segnaliamo la presenza di un altro artista sloveno, Tobias Putrih, che crea delle divertenti ed ironiche opere di carattere concettuale, in particolare installazioni. Putrih fa parte della generazione degli under trenta come d’altronde anche Saso Vrabic il quale realizza dei video che ripropongono immagini girate in luoghi urbani e che lui rielabora al computer ottenendo quell’affascinante effetto pixel che avvolge il suo lavoro con un’aura di artificialità; queste opere in certi casi sono anche interattive. Recentemente, invece, ha prodotto delle immagini particolarmente espressive che sono state collocate su giganteschi cartelloni pubblicitari lungo le autostrade della Slovenia. Anche Damjan Tomazin e Bojan Krnc si esprimono attraverso il video, facendo uso per lo più di immagini create al computer.  Saso Vrabic, MRK - Total Eclipse, 2001, still da videoMentre, Damjan Kracina è un altro autore che fa uso del video, anche se questo viene utilizzato per documentare le sue saltuarie rappresentazioni scultoree, dico saltuarie, visto che l’artista ogni cinque anni ha l’abitudine di fare un calco della sua immagine e questa “statua/sosia” viene poi collocata nelle situazioni più impensabili. E per concludere con il video, citiamo ancora il lavoro di Anja Medved, la quale crea dei suggestivi ambienti, dove il sonoro assume un valore altrettanto importante delle immagini.
Vorrei citare ancora tre figure femminili nell’ambito dell’arte slovena, una appartenente alla schiera dei più giovani, Lilijana Praprotnik che si esprime con il mezzo pittorico realizzando delle vignette a fumetti particolarmente ironiche. Un richiamo al fumetto lo rintracciamo anche nell’opera di Petra Varl, che ritrae delle figure ponendo in rilievo essenzialmente alcuni tratti in modo che ognuno di noi si possa ritrovare. E per ultimo vorrei citare il lavoro di Marjetica Potrc, un’artista dalla ormai ventennale carriera, che realizza delle opere che tendono ad avere come coefficiente principale l’architettura, sia per quanto concerne le sue installazioni, che per quanto riguarda le sue ricerche documentate da fotografie. Vincitrice, tra l’altro, del prestigioso premio Hugo Boss.
In sintesi questa è una panoramica veloce dell’arte contemporanea slovena, dove purtroppo alcuni artisti sono stati dimenticati; credo però che nell’insieme traspaia quell’atmosfera di fermento che si respira in questa piccola nazione, dove gli eventi artistici, oltre ad essere dei momenti culturali, rappresentano ancora delle occasioni di incontro, di scambio e di divertimento…

Aurora Fonda è un curatore indipendente che vive tra Venezia e la Slovenia.


 

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