Ziqqurat n°6
Sommario
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Semida
arte natura ambiente
di Mariolina Cosseddu
Semida
nasce all’interno dei grandi progetti visivi di Time in Jazz
in collaborazione con l’Ente Foreste Sardegna, e nasce con una chiara
duplicità di intenti e di proposte. Perché si sappia, Semida
è un museo di arte e natura realizzato sul monte Limbara, uno di
quei luoghi dove la natura trionfa nella propria selvaggia bellezza fatta
di lecci, querce, macchia mediterranea e giganteschi massi di granito
scolpiti dal vento e dal tempo. La severa maestosità del monte
Limbara racchiude quest’anima di foresta quasi inaccessibile, di
intricati sentieri - semidas, appunto, nella lingua locale -
di prolungati silenzi, di presenze più facili da sentire che da
vedere. Inventare un progetto chiamato Semida equivale, prima
di tutto, a rendere visibile e praticabile il cuore della montagna per
svelarne parte della sua sontuosa bellezza, equivale, insomma, a dichiararne
l’esistenza come luogo ideale tra arte e natura.
L’invasione dentro i boschi del Limbara, con il progetto Semida
è avvenuta con cautela e circospezione per non alterare l’equilibrio
di millenni.
Due, finora, gli interventi realizzati: quello di Bruno Petretto e quello
di Pinuccio Sciola.
Chi
sale dal sentiero principale si imbatte, dapprima, nell’opera di
Pinuccio Sciola. Inaspettata e prepotente la forza contenuta nei robusti
anelli della catena di ferro che congiunge i massi di granito, idealmente
li attraversa, si snoda nel vuoto cercando la continuità nello
spazio e si lascia andare sulla parete della roccia. L’attraversamento
della montagna in forma di catene costringe, prima di tutto, a prendere
atto della sfacciata presenza della pietra dentro la foresta, a sentire
il ritmo alterno dei massi scanditi dal percorso delle maglie ferrose:
così Pinuccio Sciola imbriglia la natura in un andamento sinuoso
di linee che si inerpicano e ricadono nella continuità armonica
tra natura e artificio. Discreto e severo il lavoro di Pinuccio Sciola
appare la compiuta metafora di quel forte legame con la montagna che questo
progetto intende sollecitare e sostenere e che, in questo caso, assume
l’aspetto di un emozionante incontro tra elementi primordiali nati
dalle viscere della terra.
Poco discosto l’intervento di Bruno Petretto che ha dato forma visibile
al suo profondo, autentico e ancestrale amore per la natura.
Con la cura di chi sa che l’ambiente va protetto e preservato, ha
costruito una struttura essenziale di ferro che racchiude un enorme masso
di levigata bellezza. Gli assi metallici creano una sorta di reticolo
trasparente che consente di osservare una pietra come dentro una teca,
rimarcando la sacralità del luogo e il suo diritto all’eterno
presente. Il geometrico rigore della gabbia, magnifica, infatti, la sensuale
plasticità delle forme naturalistiche e risolve esteticamente l’incontro
degli opposti nell’astratta visione di un cerchio luminoso di pietra
inscritto in uno scuro quadrato di ferro.
La natura si arricchisce, così, di lavori che ne esaltano l’esistenza
e ribadiscono, in termini lirici, come richiede il progetto di Semida,
un problema etico che ci riguarda e ci coinvolge: salvare la natura equivale
a salvare se stessi.
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