Arte contemporanea e cultura in Sardegna e nel Mediterraneo


Ziqqurat n°6
Sommario

SemidaBruno Petretto, In-vano, 2001, granito e ferro, 280 x 280 x 200 cm
arte natura ambiente

di Mariolina Cosseddu

Semida nasce all’interno dei grandi progetti visivi di Time in Jazz in collaborazione con l’Ente Foreste Sardegna, e nasce con una chiara duplicità di intenti e di proposte. Perché si sappia, Semida è un museo di arte e natura realizzato sul monte Limbara, uno di quei luoghi dove la natura trionfa nella propria selvaggia bellezza fatta di lecci, querce, macchia mediterranea e giganteschi massi di granito scolpiti dal vento e dal tempo. La severa maestosità del monte Limbara racchiude quest’anima di foresta quasi inaccessibile, di intricati sentieri - semidas, appunto, nella lingua locale - di prolungati silenzi, di presenze più facili da sentire che da vedere. Inventare un progetto chiamato Semida equivale, prima di tutto, a rendere visibile e praticabile il cuore della montagna per svelarne parte della sua sontuosa bellezza, equivale, insomma, a dichiararne l’esistenza come luogo ideale tra arte e natura.
L’invasione dentro i boschi del Limbara, con il progetto Semida è avvenuta con cautela e circospezione per non alterare l’equilibrio di millenni.
Due, finora, gli interventi realizzati: quello di Bruno Petretto e quello di Pinuccio Sciola.
 Pinuccio Sciola, Transito, ferro, l. 15 m ca. (particolare)Chi sale dal sentiero principale si imbatte, dapprima, nell’opera di Pinuccio Sciola. Inaspettata e prepotente la forza contenuta nei robusti anelli della catena di ferro che congiunge i massi di granito, idealmente li attraversa, si snoda nel vuoto cercando la continuità nello spazio e si lascia andare sulla parete della roccia. L’attraversamento della montagna in forma di catene costringe, prima di tutto, a prendere atto della sfacciata presenza della pietra dentro la foresta, a sentire il ritmo alterno dei massi scanditi dal percorso delle maglie ferrose: così Pinuccio Sciola imbriglia la natura in un andamento sinuoso di linee che si inerpicano e ricadono nella continuità armonica tra natura e artificio. Discreto e severo il lavoro di Pinuccio Sciola appare la compiuta metafora di quel forte legame con la montagna che questo progetto intende sollecitare e sostenere e che, in questo caso, assume l’aspetto di un emozionante incontro tra elementi primordiali nati dalle viscere della terra.
Poco discosto l’intervento di Bruno Petretto che ha dato forma visibile al suo profondo, autentico e ancestrale amore per la natura.
Con la cura di chi sa che l’ambiente va protetto e preservato, ha costruito una struttura essenziale di ferro che racchiude un enorme masso di levigata bellezza. Gli assi metallici creano una sorta di reticolo trasparente che consente di osservare una pietra come dentro una teca, rimarcando la sacralità del luogo e il suo diritto all’eterno presente. Il geometrico rigore della gabbia, magnifica, infatti, la sensuale plasticità delle forme naturalistiche e risolve esteticamente l’incontro degli opposti nell’astratta visione di un cerchio luminoso di pietra inscritto in uno scuro quadrato di ferro.
La natura si arricchisce, così, di lavori che ne esaltano l’esistenza e ribadiscono, in termini lirici, come richiede il progetto di Semida, un problema etico che ci riguarda e ci coinvolge: salvare la natura equivale a salvare se stessi.

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