Ziqqurat n°3
Sommario
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Temi
di una musica
della contemporaneità |
di Antonio Doro |
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La musica del nostro tempo è attraversata da correnti di idee e
da flussi di informazioni assai articolate e complesse. Il peso delle
conoscenze che vengono in tal modo a formarsi investe campi non necessariamente
contigui agli universi della composizione. Ciò non deve scandalizzare,
né essere visto come indice di una teoria che diventa sterile in
quanto separata dalla prassi. Fenomeni di questa natura sono abbastanza
familiari entro la civiltà musicale europea: andando alle origini,
nel pensiero greco, il pitagorismo fondò una relazione tra intervalli
musicali e rapporti frazionari di numeri interi, trovando probabilmente
in ciò una conferma alla propria dottrina dei numeri come principio
di tutte le cose. Da allora teoria e prassi vivono da sempre di profonde
e complesse interazioni.
Nella nostra esperienza ordinaria di ascolto è indubbio che la
percezione del suono sia inglobata, primariamente, nella dualità
tempo-frequenza. V’è, com’è noto, una dipendenza
forte dalla frequenza della sensazione di altezza, anche se altre variabili
la influenzano (inoltre, l’indagine psicoacustica sulla percezione
dell’altezza di suoni complessi, propri degli strumenti e della
voce, rivela fenomeni sorprendenti che richiedono spiegazioni accurate).
Tutta la teoria musicale del passato, dai greci in poi, è stata
fortemente attratta dalla dualità percettiva tempo-altezza, e su
queste qualità ha fortemente centrato le proprie argomentazioni.
Ora, se le teorie classiche della composizione tendevano a considerare
l’altezza come una sorta di invariante dell’osservazione,
ciò aveva un certo parallelismo con quelle concezioni che legavano
le più significative qualità psicofisiologiche del suono
alle fasi di maggiore stabilità dell’onda sonora. La teoria
dei segnali e la psicoacustica contemporanee hanno però messo in
evidenza come aspetti significativi della percezione siano influenzati
dalle fasi dinamiche del moto oscillatorio e come manchi una corrispondenza
lineare fra percezione psicofisiologica e qualità fisiche dell’onda
sonora. La
definizione tonale del suono soggiace inoltre al principio di indeterminazione
dei segnali, il quale stabilisce che se aumenta la precisione nella misura
del tempo - portando l’osservazione dei segnali su durate sempre
più brevi, per esempio dell’ordine di pochi millisecondi,
cosa assai consueta nella musica di ricerca del nostro tempo, grazie alle
possibilità offerte dalla conversione numerica dei segnali - tanto
più aumenta l’imprecisione nella misura della frequenza.
Il principio di indeterminazione dei segnali è una legge universale
delle onde, e presenta significative analogie formali con il ben noto
principio di indeterminazione di Heisenberg, che è alla base della
meccanica quantistica.
La musica contemporanea è fortemente attratta dall’insieme
di queste problematiche, essa sembra porre al centro della sua attenzione
proprio una azione disvelatrice di quella terra fertile compresa tra le
forme più elementari dei segnali - i toni puri o onde sinusoidali
- e quelle più complesse, caratterizzate da forme d’onda
fortemente perturbate e caotiche. In questa prospettiva, per esempio,
si tende a connettere luoghi differenti della creatività e a esplorare
nuovi modelli di modernità. Volgendo uno sguardo sul terreno dell’arte,
le sculture sonore di basalto di Pinuccio Sciola possono essere assunte
come sorgenti di stati complessi e caotici di materia sonora. Per questa
via la pietra, così arcaica e inerte, può essere strumento
di ricerca di una modernità altra, tesa pure a ricomporre valenze
profondamente umane del suono stesso.
Proprio la granulosità del basalto richiama un altro modello di
grandissima importanza per la musica del nostro tempo: la teoria corpuscolare
del suono (nella quale trovano sostegno le tecniche elettroacustiche di
sintesi granulare). All’ingegno di Dennis Gabor, fisico inglese
Premio Nobel, si deve, a partire dal 1946, un audace tentativo di introdurre
una descrizione matematica del suono, fortemente permeata di formalismo
quantistico, che pone al centro la necessità di rappresentare il
suono secondo la dualità frequenza-tempo, aprendo la strada a una
sua scomposizione in quanta acustici. Come per la luce, immagine ondulatoria
e immagine corpuscolare del suono diventano, con Gabor, complementari.
Antonio Doro è compositore e docente di Teoria
della composizione presso il Conservatorio di musica di Sassari
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